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Abruzzo: ambienti naturali e culturali

La Via Verde, i trabocchi, i borghi storici e la Festa dei Banderesi

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La parola “biodiversità” trova in Abruzzo una delle sue più articolate dimostrazioni. I parchi e le riserve ne sono l’esempio più emblematico, ma non da meno sono le aree costiere, dove agli ambienti naturali si aggiunge l’impronta lasciata dall’uomo. È il caso, per esempio, del porto turistico di Pescara, luogo di attracco fra i più importanti d’Italia come capienza, ma anche sede di eventi culturali e sportivi, dotato anche di un anfiteatro.

Se Pescara è sinonimo di spiagge sabbiose, la costa chietina è caratterizzata anche da tratti a scogliera e da due elementi identificativi: la Via Verde e i Trabocchi. La prima – che esattamente si chiama Via Verde della Costa del Trabocchi – è una storia recente: là dove correva il treno sino a pochi anni fa (adesso corre in gallerie), ci si può muovere in bicicletta o a piedi. La lunghezza del percorso è di 42 chilometri, è in via di completamento (per info aggiornate il sito della provincia di Chieti) e va da Ortona a Vasto. Si tratta di un segmento inserito nel progetto Bike to Coast che ha lo scopo di unire in un unico tracciato tutta la costa dell’Abruzzo e andrà ad aggiungersi ai 15 itinerari già praticabili nelle province di Chieti e Pescara.

A caratterizzare l’ambiente della costa chietina sono in particolare i trabocchi, strutture in legno simili a isole o palafitte (o, come scriveva D’Annunzio nel “Trionfo della morte”, a “ragni colossali”) unite alla terraferma da pontili sempre in legno. Le piattaforme erano un tempo utilizzate per la pesca, praticata con una rete che veniva calata in mare e poi issata per mezzo di “antenne”. A muovere il meccanismo era un argano, spinto a mano. La pratica è ancora attuata, ma i trabocchi oggi spesso ospitano ristoranti tipici. Anche sui trabocchi ha influito l’arrivo della ferrovia, nella seconda metà dell’ ‘800: vedendo l’uso di manufatti in ferro e di legno di robinia da parte di chi costruiva il tracciato dei binari e piantumava vegetazione di sostegno, i “traboccanti” presero spunto per rendere più robuste le loro macchine da pesca, opere d’ingegno uniche al mondo.

Musei e luoghi d’arte

A raccontare le vicende che hanno portato a usi, ritualità e società attuale dell’Abruzzo è il Museo delle Genti d’Abruzzo che si trova a Pescara, nel suo quartiere più antico. Il Museo propone un percorso che, a partire dalla preistoria, illustra la nascita di un’identità di luoghi, dai borghi storici agli eremi, dalle grotte ai castelli, dalle pratiche agricole alla pastorizia, motivando nascita e persistenza di tradizioni e consuetudini.

Sempre a Pescara si trova uno dei musei di arte moderna e contemporanea più interessanti della regione, l’Imago Museum. Il Museo comprende due raccolte permanenti: la più corposa rassegna di arte danese in Italia (“Impressionisti scandinavi d’Abruzzo”) e 130 opere del ‘900 donate da Alfredo e Teresita Paglione. (“Arte, Immagine e Realtà”). Fra queste, opere di José Ortega e Larry Rivers. Oltre alle esposizioni permanenti, l’Imago Museum ospita periodicamente mostre temporanee di alto livello.

L’Abruzzo è da considerarsi un museo diffuso riguardo ai suoi tanti luoghi monumentali, come il paese di Penne, in provincia di Pescara, che è stato riconosciuto fra i Borghi più belli d’Italia, ricco di proposte anche di turismo escursionistico e sportivo, e che ha vari luoghi da visitare, fra cui il Museo Archeologico. Sicuramente imperdibile la conoscenza di Guardiagrele, paese di artigiani del ferro e dell’oro, e del suo Museo dell’Artigianato Artistico Abruzzese. Qui ogni anno si svolge un concorso nazionale dedicato proprio alla lavorazione di monili d’oro. Altro borgo imperdibile è Bucchianico, paese natale di San Camillo De Lellis, compatrono dell’Abruzzo e fondatore dell’Ordine dei Camilliani.

A Bucchianico da 700 anni si svolge la Festa dei Banderesi in occasione della ricorrenza di Sant’Urbano, il 25 maggio. La festa è così accurata da aver ricevuto il Patrocinio della Commissione Nazionale UNESCO e del Ministero dei Beni e Attività culturali. Per questa festa vengono realizzati 100.000 fiori di carta crespa dalle donne del paese, confezionati durante l’inverno. La motivazione storica è una disputa che nacque nel ‘300 fra Bucchianico e Chieti riguardo ai confini. Sant’Urbano intervenne in sogno al Sergentiere, il capo dell’organizzazione militare del paese, perché desse ordine al Banderese, responsabile dell’esercito, di fare vestire gli uomini di Bucchianico con fasce rosse e blu, ponendo piume sui loro elmi, e di farli camminare avanti e indietro sui camminamenti delle mura. In questo modo i Chietini avrebbero valutato la presenza di un esercito molto più grande di quanto in realtà fosse e avrebbero desistito dall’attacco. Così avvenne. La festa con i fiori di cartapesta, i figuranti, danze e balli ricorda i festeggiamenti per lo scampato pericolo.

Cinzia Montagna

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