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Speciale Vinitaly 2024

Celebrando la Prima Giornata Nazionale del Made in Italy

di Giuliana Milanesi

Alle 9:30, entro come membro della stampa al Vinitaly 2024 a Verona, grazie a Patrizio e Syusy, esploro gli stand di questa edizione. È il 15 aprile 2024, prima Giornata Nazionale del Made in Italy. Grazie a loro, celebro questa giornata immersa nel mondo del vino, un settore vitale che proietta il nostro Paese su scala globale.

Partiamo dal principio: cos’è il Vinitaly? È un salone internazionale dedicato al vino e ai distillati, che soddisfa una vasta gamma di palati e accompagna momenti gastronomici italiani, dall’aperitivo al digestivo. L’aperitivo e il Prosecco formano un legame inscindibile, proprio come i cantucci e il Vin Santo, il Sangiovese e la piadina, l’Erbaluce e la toma canavesana, e così via. Il vino, simbolo dell’Italia nel mondo, offre un viaggio inebriante attraverso i territori italiani e i prodotti agricoli che rendono il nostro Paese unico. Nato nel 1967, il Vinitaly si è evoluto nel tempo, offrendo non solo esposizioni di produttori italiani e internazionali, ma anche workshop, club degli acquirenti e spazi dedicati al Made in Italy. Tra gli eventi correlati, spiccano “Sol, il Salone Internazionale dell’Olio EVO“, e “Enolitech“, dedicato alle tecnologie innovative nel settore vinicolo, della birra e dell’olio. Questa manifestazione, arricchita da convegni e degustazioni, offre un’esperienza completa e coinvolgente. Infine, non vanno dimenticati gli eventi del Fuori Salone, che permettono di scoprire Verona e il suo territorio, insieme ai premi assegnati durante la manifestazione.

Il premio VINITALY INTERNATIONAL ITALIA ED ESTERO 2024 è stato assegnato quest’anno all’azienda sarda Argiolas, guidata da due donne, per il loro impegno straordinario nella promozione e nella competitività del vino italiano sia a livello nazionale che internazionale. Allo stesso modo, il premio VINITALY 100 ANNI è stato conferito al Consorzio del vino Chianti Classico. Ora, dopo avervi brevemente illustrato la destinazione di questo viaggio, condividerò le mie sensazioni e le esperienze acquisite lungo questo percorso attraverso l’Italia.

Per questa avventura mi sono equipaggiata come un moderno esploratore, nonostante sia anagraficamente una boomer. Ho scaricato l’app di Vinitaly per ottenere l’accredito stampa tramite la verifica del QR code personale. Una volta superati i tornelli, utilizzo l’app per consultare la mappa e navigare tra le varie aree. È essenziale perché i padiglioni, le aree espositive e le sale convegni sono estesi su un’ampia superficie, con un forte richiamo sia nazionale che internazionale.

Vigneti eroici: Valle d’Aosta e Cinque Terre

Prima di arrivare oggi, ho selezionato e salvato alcune realtà regionali di mio interesse personale, poiché avevo solo una giornata a disposizione. Con passo sicuro, mi sono diretta verso la Valle d’Aosta, la regione più piccola e con le montagne più alte d’Italia. Qui, i vigneti sono veramente eroici e beneficiano dell’aria pura dei ghiacciai. Lo stand, interamente in legno e arricchito da una cabina di impianto di risalita, appartiene all’IAR, l’Istituto Agricolo Regionale. Mi hanno raccontato del loro impegno nell’istruire le nuove generazioni in tutti gli aspetti della produzione agricola, dal coltivare al marketing, in tutti i settori. Mi hanno offerto un assaggio dei loro vini, e ho scelto un rosso pensando a una gustosa polenta e fontina: corposo e fruttato. Nel padiglione istituzionale della Valle d’Aosta, ho partecipato alla conferenza stampa di presentazione del Concorso Enologico Mondial des Vins Extrêmes e di Extrême Spirits International Contest 2024, organizzato dal CERVIM. È l’unica manifestazione enologica mondiale dedicata specificamente ai vini prodotti in zone caratterizzate da viticolture eroiche, e si terrà a Sarre (Aosta) il 29 e 30 settembre 2024.

Pensando alle pareti a picco delle montagne valdostane, decido di dirigermi verso lo stand della Regione Liguria. Penso ai monti che si tuffano nel mare, alle altre vigne eroiche, alle Cinque Terre. E proprio nello stand delle Cantine delle Cinque Terre, trovo una cooperativa agricola che unisce 220 soci proprietari di 46 ettari di vigneti, distribuiti in uno dei comprensori D.O.C. più originali al mondo. Questa cooperativa non si limita a tutelare il territorio, la sua biodiversità e la sua bellezza, ma si impegna anche a preservarlo dalle logiche del turismo di massa. Introduce tecnologie sempre più all’avanguardia, pur mantenendo le metodologie tradizionali, rendendo così sostenibile la produzione sia per le persone sia per la natura. Inoltre, è l’associazione custode del marchio “Cantina delle Cinque Terre” e si occupa di realizzare e tutelare infrastrutture come la ferrovia a cremagliera, i muretti a secco e la rete idrica. Lucio, riconoscendomi come collaboratrice di Patrizio Roversi, mi offre un calice del loro Vigne Alte, e si unisce a me nella degustazione uno spagnolo, poiché questo evento è aperto al mondo e attira partecipanti da ogni angolo del pianeta.

Piemonte, “Lands of Wine”

Esaminando con ammirazione gli stand lungo il percorso, mi dirigo verso l’area del Piemonte, Lands of Wine. Essendo piemontese e originaria del Canavese, concedetemi un po’ di sano campanilismo. Mi avvio con passo deciso verso l’area dove trovo gli espositori dell’Enoteca Regionale dei vini della provincia di Torino, a cui aderisce il mio territorio natale, che comprende le colline torinesi, il Canavese, il Pinerolese e la Valsusa. Visito gli stand dedicati ai loro vini, tra cui apprezzo particolarmente l’Erbaluce DOC e il Carema, rispettivamente un bianco e un rosso. Riguardo all’Erbaluce, riporto le parole del Presidente dell’Enoteca Corrado Scapino, che ho incontrato presso l’area di Confagricoltura durante l’evento “Erbaluce di Caluso, la DOC torinese”, a cui ho potuto partecipare grazie a lui: “l’Erbaluce da vin brusc a eccellenza”, a significare percorsi e impegno nella promozione e crescita del territorio con una visione sinergica di tutti gli attori locali. Infatti, l’Enoteca promuove incontri enogastronomici presso i migliori ristoratori di Torino e provincia, collabora con il FAI per visite in Enoteca e organizza visite guidate per gruppi nelle seicentesche cantine di palazzo Valperga Masino a Caluso. Coerentemente, l’evento abbina in degustazione i vini e i prodotti gastronomici del territorio.

Qui ho l’occasione di osservare il sapiente lavoro dei sommelier e di dialogare con Andrea Soffiati, referente della didattica per la delegazione di Verona dell’Associazione Italiana Sommelier, che coordina i suoi colleghi. Questa figura professionale riveste un ruolo determinante nella filiera del vino, poiché ci accompagna alla scoperta dei vari sentori sensoriali che raccontano la storia del territorio, mentre assaporiamo il nettare d’uva. Ritengo che sia fondamentale riconoscere l’autenticità non solo attraverso un’etichetta o un’indicazione geografica, ma anche attraverso un’esperienza guidata da competenze reali.

Umbria e Marche, escursioni e degustazioni

Con gli occhi (e la bocca) gradevolmente pieni di tanta bontà, mentre attraverso le aree esterne, decido di recarmi al padiglione dedicato al polmone verde d’Italia: l’Umbria. Forse avrete intuito dalle mie parole che sono una camminatrice e che prediligo territori meno noti, quindi mi avvio verso l’area del Consorzio Tutela Vini Colli del Trasimeno. Sono appena tornata da un cammino proprio in questa zona, che ha toccato Castiglione del Lago, Città della Pieve, Paciano, Piegaro, Panicale, Corciano, Magione, Passignano sul Trasimeno e Tuoro sul Trasimeno, i territori di produzione del Consorzio, attraversati da vie come la Via Templare, il Cammino di S. Sebastiano, i Cammini di San Francesco e San Sebastiano, e la Via Francigena. Parlo con il Presidente Emanuele Bizzi, il quale esprime il desiderio di raccontare il territorio e le sue storie attraverso i loro vini, unendo tradizione e innovazione vitivinicola alla promozione turistica. Ad esempio, i percorsi ed esperienze della Strada del Vino Trasimeno si snodano tra le colline intorno al lago, nella parte occidentale dell’Umbria, al confine con la Toscana. Partecipano 19 cantine, dove è possibile degustare il Trasimeno Rosso Doc/Rosso Riserva, il Rosso Trasimeno Gamay/Gamay Riserva, il Grechetto, il Doc Trasimeno Vin Santo, e il Rosato, un vino adatto ad ogni momento della giornata. Mi sta venendo un languorino e quindi mi offrono un ottimo pane sciapo e prosciutto di Norcia IGP. Per i neofiti, parliamo di pane senza sale che permette di gustare degnamente salumi e formaggi, non sovrastandone il sapore. Ricevo un assaggio dallo stand del Consorzio di Tutela del Prosciutto di Norcia IGP, che è proprio accanto, rispettando la logica di promuovere tutti i prodotti del territorio.

A questo punto, ammiro i padiglioni espositivi del Veneto, della Toscana, del Lazio, del Friuli Venezia Giulia… ma sono particolarmente attratta dall’area della Regione Sardegna. È uno spettacolo di simbolismo, colori e creatività che mi ricorda anche un altro evento fieristico italiano, il Salone del Mobile di Milano. Gli stand e gli allestimenti sono frutto dei creativi del settore che vengono esposti lì, un altro tassello che contribuisce al Made in Italy, quindi tutto si collega. Rifletto su questo mentre percorro gli spazi esterni dei padiglioni, questa giornata offre molti spunti interessanti.

Mi dirigo verso il padiglione della Regione Marche, un altro territorio che ho esplorato perché il richiamo del verde dell’Umbria mi ha portato a scoprire un vino marchigiano. È un esempio di come i piedi seguano la mente. Qui mi trovo davanti al Verdicchio. Ma non si tratta di un Verdicchio qualsiasi, bensì quello di Villa Bucci: una cantina che produce vino dal 1700 e non solo questo. Questo Verdicchio è considerato uno dei più rinomati al mondo. Utilizzano le grandi botti di rovere di Sassonia, antiche e tra le poche rimaste, che trasmettono tutta la loro millenaria sapienza a questo vino. Il proprietario, Ampelio Bucci, ha una filosofia tutta sua. Per citarlo testualmente: “Occorrono almeno sette anni prima che una vigna inizi a ‘saper fare’, e, quasi quindici prima che ‘faccia bene’, ossia produca delle buone uve. Noi abbiamo vigne che hanno dai 30 ai 50 anni, con la certezza di poter cogliere ad ogni vendemmia la quintessenza ideale per produrre grandi vini“. Un sorso è un racconto fatto di antiche storie vere. Mi inchino a tanta storia.

International Wine Hall e distillati

Il vino è un fil rouge che unisce tanti mondi, non solo quello italiano, e così mi concedo uno sguardo al resto del mondo dirigendomi all’International Wine Hall, l’area dedicata agli espositori provenienti dall’estero. Qui posso osservare le produzioni di Grecia, Slovenia, Sud Africa, Olanda e così via. Capisco che il termine “Internazionale”, che compare anche nel logo dell’evento, ha un significato concreto. Vinitaly non si esprime solo qui, ma anche in luoghi geograficamente esterni all’Italia, a rappresentare l’importanza globale di questo settore. Tra non molto assisterò ad una presentazione interessante, ma prima… voglio dare una sbirciatina ai distillati.

Cos’è un distillato? Un distillato è una bevanda che deriva dalla distillazione di un liquido, di solito vegetale, in cui è presente un contenuto zuccherino fermentato. Solitamente i distillati vengono prodotti con cereali, radici, tuberi, frutti o vino fermentato. Robusti, morbidi o eleganti, tutti con alta concentrazione di contenuto alcolico, sono miscele di acqua e alcol, da gustare in piccole quantità. Come le grappe, ad esempio. Sono andata a scoprire quelle del Consorzio di Tutela Grappa del Piemonte e Grappa di Barolo che mi ha incuriosito con la loro proposta di cocktail a base di grappa, vino e erbe del territorio: un mix intrigante ma anche un prodotto unico. – “La Grappa rappresenta una peculiarità nel mondo delle bevande spiritose, essendo esclusivamente italiana e in perfetta armonia con le politiche europee di sostenibilità. La sua produzione, ottenuta dalla distillazione delle vinacce, principale sottoprodotto della produzione del vino, si inserisce in un ciclo produttivo che promuove la sostenibilità del settore vitivinicolo“, come ricorda Nuccio Caffa, Presidente del Consorzio Nazionale di Tutela della Grappa.

Per concludere, ho trovato in fondo allo stivale italiano, in Sicilia, un incredibile amaro di fico d’india, Amaru cu si marita. Paolo e la sua compagna da Siracusa portano avanti questo progetto e ambiscono ad una commercializzazione estranea alla grande distribuzione organizzata.

Viaggio italiano: Vini e Cammini

Ora mi reco alla conferenza stampa alla quale Italia Slow Tour è invitato a partecipare. Si tratta della presentazione di “Viaggio Italiano: Vini e Cammini”, un’iniziativa che mira a promuovere la sinergia tra i cammini, quali itinerari di turismo lento, e le produzioni enogastronomiche presenti sui territori attraversati. La Regione Umbria si pone come capofila dei Cammini Religiosi, in collaborazione con Toscana, Lazio, Emilia Romagna e Marche, tramite una promozione finanziata dal Ministero del Turismo. L’incontro è moderato da Federico Quaranta.

Si conclude così questa giornata che mi ha portato a una convinzione ancor più netta di quanto sia importante coltivare con cura e passione il patrimonio enogastronomico attraverso la conoscenza del territorio e la sua fruizione in itinere, scoprendo e ricordando le nostre origini e quelle degli altri. Dopotutto, l’uomo è un essere senziente, il cui cervello e quindi lo sviluppo del pensiero sono strettamente collegati agli istinti primari: il cibo e l’acqua. Va da sé che il settore agricolo, in tutte le sue declinazioni, sia di importanza primaria.

Italia Slow Tour

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