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L’antica città di Velia

Un importante sito archeologico vicino a Paestum dove visitare la Porta Rosa

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Lo scopo del mio viaggio è indagare i conflitti nel Tirreno preromano! Andando verso sud a un certo punto sembra di stare ai tropici… E ci sono delle montagne che ricordano la Polinesia… Invece sono arrivata a Paestum! Sono in zona per andare a vedere il sito archeologico di Velia, il cui nome greco originario era Elea, poi Velia in epoca romana.

A Velia si può arrivare via ferrovia e forse è la cosa migliore. Ecco la torre, eretta in epoca medievale sopra all’antica Velia, che ha una storia veramente incredibile, che ci racconta appunto quanto è successo nelle battaglie sul mare. Andiamo con ordine: arrivando alla torre medievale posso ammirare dall’alto il luogo dove i Focesi – che erano appunto una popolazione greca, che abitava sulle sponde della Turchia, a Focea – arrivarono dopo lunga peregrinazione. Secondo Erodoto i Focesi (o Focei) furono i primi a navigare su lunghe distanze, arrivando addirittura fino a Tartesso (cioè in Andalusia). Infatti le loro barche erano adatte alla navigazione, allungate, le classiche barche dei Popoli del Mare, con una vela e 50 rematori.

Pur stabilendo basi in molti luoghi del Mediterraneo i Focesi tornarono sempre a Focea, appunto sulle coste dell’attuale Turchia, ma lì ad un certo punto li attendeva una guerra. I Medi stavano conquistando molte terre arrivando anche verso la costa. Che fare? I Focesi costruirono una muraglia che doveva tenere lontano i Medi, cioè i Persiani, che stavano avanzando. La cinta muraria che costruirono era imponente, ma non tenne lontano Arpago, comandante dei Medi, che arrivarono sotto le mura della città e la presero. A quel punto ai Focei non rimase altro che decidere cosa fare: arrendersi o non arrendersi? Chiesero un giorno e una notte per pensarci, ma alla mattina quando i Medi entrarono nella città non c’era più nessuno: i Focesi se n’erano andati sulle loro barche, all’avventura…

Questi poveri Focesi a questo punto mi sono diventati veramente simpatici! Incominciarono a navigare, presero il mare di nuovo. Navigarono verso la Grecia e arrivarono a Delfi, chiesero alla famosa Pizia dove mai dovessero andare. La Pizia rispose: “Cercate Cirno!” Cosa poteva essere Cirno? Forse la Corsica. Proprio la Corsica, dove in precedenza avevano fondato Aleria.

Parmenide

Alalia era un porto già fondato a suo tempo dai Focesi, che avevano impostato diversi decenni prima una strategia nei confronti del Mediterraneo settentrionale, fondando Marsiglia intorno al 600 a.C. e Alalia (l’attuale Aleria). Si erano espansi, erano terribili! Poi iniziano a costruire un tempio, diventando stanziali, e questa cosa non va bene agli Etruschi! Diventano una criticità assoluta. La conseguenza è che gli Etruschi decidono di allearsi coi Cartaginesi, nasce una grande battaglia, probabilmente tra il 540 e il 535 a.C. La famosa battaglia di Alalia: 60 navi da una parte, 60 dall’altra. 120 navi! Nonostante tutto i Focesi non riescono a prevalere, e sono stati sterminati. Le ultime barche sopravvissute si dirigono verso sud, esplorando i territori scoprono che forse si erano sbagliati, il luogo dove fondare una nuova città non era la Corsica, ma questa terra dove siamo ora! Pensarono subito ai costruire un tempio dedicato alla loro dea protettrice: Atena. Questo che vedo ora. Velia fondata in questo modo dagli esuli Focesi divenne un centro importantissimo, lo testimoniano i reperti conservati al museo.

Velia è ricordata anche perché qui fiorì una scuola filosofica presocratica, la scuola Eleatica fondata dal grande filosofo Parmenide. Un filosofo rivoluzionario nella percezione di ciò che più ci appartiene, l’essere. Parmenide diceva: “E’ necessario il dire e il pensare che l’essere sia: infatti l’essere è, il nulla non è”. Faceva una contrapposizione fra ciò che è e ciò che non è, una intuizione rivoluzionaria che indicava che dobbiamo soffermarci solo sul concreto, sull’essere, su qualcosa che ci appartiene. Poi il suo pensiero venne superato da Platone e da Aristotele, ma tra la fine del VI secolo e il V secolo a.C. era avanguardia pura! Un concetto molto attuale: l’universalità dell’Essere, la comprensione che tutto è uno.

La Porta Rosa

Sulla strada che ci porta verso la famosa Porta Rosa di Velia c’è un teatro, alla sua origine fatto dai Focesi. In parte scavato nella roccia, in parte fatto in terra. Successivamente sono stati aggiunti dei massi che poi sono serviti per costruire il castello. Percorro la grande strada che scende dalla collina e va verso il mare, fino ad arrivare alla Porta Rosa scoperta negli anni ’60 dall’archeologo Mario Napoli.

Porta Rosa

Porta Rosa

Si chiama Rosa come la moglie di chi l’ha scoperta! Questa porta è interessantissima perché è una porta della città ma anche una sopraelevazione per far passare sopra la strada e far continuare le mura. Divide due parti di montagna, è un luogo unico. La cosa straordinaria è che non è una porta, ma un viadotto, un’opera ingegneristica con due archi a tutto sesto, l’uno sovrapposto all’altro. Siamo alla fine del IV secolo a.C., dovevano congiungere, ma al tempo stesso tenere separate, queste due porzioni di collina dove c’era una stretta gola. Ci sono delle lettere che ancora contraddistinguono queste pietre, si vedono degli Eta degli Epsilon. Tutto questo si è conservato perfettamente perché poco dopo la sua realizzazione nel III secolo tutto è stato interrato, finché gli archeologi, 50 anni fa, non li hanno riportati alla luce. Quindi anche queste lettere si sono conservate perfettamente. Sembra appena sbozzato! La cosa emozionante è che queste scoperte in fondo sono molto recenti: come dire, uno arriva qui e come Schliemann scopre la Porta dei Leoni! Questo è ancora possibile nella nostra Magna Grecia,  una terra di scoperta straordinaria, che abbiamo sotto casa!

Syusy Blady

Immagine di copertina di Flickr User Gianfranco Vitolo

 Visita il sito web di Elea-Velia 

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