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Ferrara: Il Museo Archeologico

Slow Tour in Emilia, alla ricerca della storia del Delta del Po!

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Il Delta del Po e dintorni è una delle zone più belle e interessanti d’Italia. Meta soprattutto naturalistica. Anche io ho approfittato del fatto che siamo in pianura e (almeno in queste “mezze stagioni”, quando fa già caldo ma ancora non scoppia del tutto l’afa d’agosto) il clima è abbastanza mite e si presta a gite in bicicletta. Ma al piacere dello slow tour lungo argini e strade di campagna, ho unito il mio interesse per la storia. Ebbene sì: un viaggio per Musei! Ma prima che cambiate… pagina, atterriti dall’idea di noiose sale polverose con reperti antichi accatastati l’uno sull’altro con sadismo scolastico e accademico, sappiate che – se uno ha un obiettivo, un interesse, uno scopo – viaggiare per Musei significa viaggiare nel tempo, significa vedere le cose di oggi con altri occhi, molto più consapevoli. Significa incontrare personaggi formidabili e le loro storie. Insomma: significa un viaggio appassionante, altro che noia!

Biagio Rossetti: il grande urbanista di Ferrara

Sono a Ferrara in bicicletta. Ferrara è unica nel suo genere, città vivibilissima: i bastioni delle sue Mura ancora oggi rappresentano un anello con un percorso ciclabile e pedonale, dove a tutte le ore del giorno trovate gente che cammina, corre, pedala. Non a caso i ferraresi sono dei gran corridori: quando con Patrizio partecipammo alla maratona di New York, ci siamo accodati ad un gruppo di ferraresi

Pista ciclabile fuori dalle mura della città di Ferrara

Pista ciclabile fuori dalle mura della città di Ferrara, Immagine di Flickr user Michele Bigi

Il primo personaggio che incontro a Ferrara è  Biagio Rossetti. Chi è? L’assessore alla viabilità e ai lavori pubblici del Comune? In un certo senso sì… Senonchè Biagio è nato a Ferrara, ma nel 1447. E’ stato un grande urbanista, è stato lui ad immaginare Ferrara, come Città Ideale. Progettò  la città dal suo nascere. Gliela commissionò Ercole I d’Este, con l’intento di creare una città all’avanguardia per tutta l’Europa e il mondo occidentale. Nientemeno. Perchè allora l’Italia puntava in alto: è il Rinascimento, bellezza!!! Rossetti infatti ha progettato Ferrara con grandi strade che s’intersecano in modo organizzato e geometrico, cercando di creare un impianto comodo e di farne una città vivibile, tanto che ancora adesso è all’avanguardia! Ha concepito una vera impresa urbanistica coerente, è considerato per questo il primo urbanista moderno, e grazie a lui Ferrara è considerata la prima città moderna d’europa.

Ferrara , Immagine di Flickr user Luigi Rosa

Ferrara, Immagine di Flickr user Luigi Rosa

Non ha inventato nulla di sana pianta, si è rifatto alla tradizione romana e a Vitruvio, ma soprattutto ha rifatto tutta una parte aggiunta al nucleo medievale (la famosa “Addizione Erculea”). Tra l’altro aveva anche idee “democratiche”: la città è un tutto armonico, non ha pensato a dividere la parte dei potenti da quella del popolino, come è successo alla Mantova dei Gonzaga: a Ferrara i grandi palazzi sono sparsi per la città. E tutto questo è importante, perchè dimostra che l’urbanistica orienta direttamente il nostro vivere, determina rapporti e relazioni fra le persone. Rossetti pensò anche al possibile sviluppo futuro della sua cittò, e questo fa di Ferrara anche oggi un luogo unico e – appunto – il paradiso delle biciclette e della vivibilità. Non a caso Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO.

Ferrara, Immagine di Flickr user Alessandro Grussu

Ferrara, Immagine di Flickr user Alessandro Grussu

Palazzo dei Diamanti

Ferrara bisogna girarla in bicicletta: si può cominciare dal suo anello periferico murario, in cui ci si sente in campagna. Ma basta poi prendere una delle stradine che scendono dall’argine e in pochissime pedalate siamo in pieno centro. Si arriva al “Quadrivio degli Angeli”, circondato da Palazzi storici, dove non si può non vedere il famoso Palazzo dei Diamanti, che è uno dei capolavori dell’architettura rinascimentale ferrarese e una delle straordinarie creazioni di Biagio Rossetti, naturalmente.

Biagio – lo chiamiamo così – ha progettato questa architettura giocando con la pietra, realizzando un bugnato costituito da 8.500 blocchi di marmo bianco con venature rosa, che consiste in una serie di prismi che arricchiscono il palazzo creando giochi di luce. Non c’è un diamante uguale all’altro, ognuno è orientato in modo da catturare la luce e dare quasi un effetto riflettente. Ma perché tutto questo nasce e si sviluppa a Ferrara?

Un viaggio non è tale se non ci si fa delle domande, e l’itinerario di un viaggio è – secondo me – il percorso necessario a rispondere a queste domande, una specie di Gioco dell’Oca, o meglio di caccia al Tesoro… E il mio percorso “storico” mi porta, a questo punto, dopo una passeggiata in bicicletta, guarda caso dentro ad un museo, il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, dove trovo Valentino Nizzo, archeologo e storico, che sarà la mia guida.

Museo Archeologico Nazionale

Ferrara non è una “cittò per caso”, è il risultato di ricchezze e culture derivate da antichi centrisorti e sviluppatisi in epoche diverse sul fiume Po, come Voghenza, Comacchio e Spina. E questo possiamo scoprirlo e capirlo guardando le mappe che troviamo appunto al museo archeologico di Palazzo Costabili. Sono come dei flaches che ci portano indietro nel tempo, con degli zoom straordinari!

Palazzo Costabili, Immagine di Remo.lanzoni

Palazzo Costabili, Immagine di Flicker User Remo.lanzoni

Nella Sala delle mappe si può vedere innanzitutto come il delta del Po sia mutato nei secoli, permettendo a Spina di nascere e diventare crocevia di commerci nel Mediterraneo. Che tipo di merce veniva scambiata? Soprattutto ferro che proveniva dall’isola d’Elba. Ferro dall’Elba?! Mi viene spontanea la domanda: ma perché portare i metalli fino a Spina, che era sull’Adriatico, quando gli Etruschi avevano tutto il Tirreno a disposizione? La risposta a questa domanda, mi dice Valentino, è in un’altra mappa – sembra di essere in un romanzo alla Dan Brown. Eccola: una mappa del Mediterraneo di 5 secoli prima di Cristo, che mostra la situazione subito dopo una grande battaglia navale, la prima raccontata dallo storico di Erodoto, la battaglia di Aleria o Alalia, una località della Corsica, dove si scontrarono Cartaginesi, Etruschi e Focesi. I sussidiari scolastici non ne fanno cenno… Ma chi erano i Focesi? Erano una popolazione greca che cercava di espandersi in Tirreno. Vinsero la battaglia di Aleria contro gli Etruschi, alleati coi Cartaginesi, ma le loro forze furono così indebolite nello scontro che dovettero ritirarsi. E il Tirreno venne diviso in due dai popoli vincitori: i Fenici a sud e gli Etruschi a nord. Ma in questo modo i Fenici, avendo acquisito il predominio del Tirreno meridionale, chiudevano la strada ai commerci etruschi. È da lì che nasce l’idea di Spina: per avere uno sbocco sull’Adriatico gli Etruschi costruirono il porto di Spina e così continuarono comunque a commerciare con la Grecia. Capito questo ora, al museo di Ferrara, mi vien voglia di anadre a Spina…

La città portuale etrusca di Spina

Qui ritrovo tra l’altro alcuni dei miti antichi a me cari: si dice che Spina sia stata fondata dai Pelasgi, cioè dai primi Popoli del Mare, e in particolare dagli Argonauti. Fatto sta che la sua scoperta è stata un vero e proprio giallo archeologico, per secoli: si sapeva che doveva esserci, ma non si sapeva dove potesse essere. Motivo: il Po è cosa viva, rimodella argini e paesaggio ad ogni inondazione, per cui era difficile inperpretare le fonti storiche.

Il primo ad intuire dove potesse essere Spina fu un medico bolognese, Gian Franesco Bonaveri, alla fine del 1600. Diceva che era vicino a San Biagio d’Argenta (guarda caso: torna Biagio!). Ma la scoperta di Spina antica è stata fatta per caso, nel 1922, scavando la bonifica. La sua necropoli ci ha restituito più di 4000 tombe, un’enormità, segno che questa era una città vivissima, una città, un porto, un luogo cosmopolita, dove si parlavano tante lingue, c’erano commerci di tutti i tipi. Si partiva da lì per andare sul Po verso l’interno o per navigare in Adriatico e  poi chissà dove.

Ma all’epoca come appariva Spina? Probabilmente era un classico porto di mare, bella e importante, ma povera nelle strutture, fatta di capanne apparentemente molto misere, che però racchiudevano al loro interno oggetti di arredo importantissimi, ricchissimi, come quelli che ho davanti: ceramiche attiche di importazione e di grande pregio. Insomma, gli Spinesi o Spinaci (si saranno chiamati così?) erano gente con abitazioni modeste ma molto benestanti. Non a caso: la ricchezza di Spina era nei commerci, visto che si pagava il pedaggio: chi portava in porto le merci dal mare o dall’interno doveva pagare.

Syusy nella necropoli di Spina

Syusy nella necropoli di Spina

Al piano superiore del Museo di Spina ci sono i ricchissimi corredi funebri rinvenuti nella necropoli. Sentite ancora una volta puzza di Museo noioso? Sbagliate! Al Museo ho trovato un oggetto che mi ha raccontato (con l’aiuto del mio amico Valentino Nizzo) una storia molto interessante, direi piccante… .

Nel Museo c’è un bellissimo e decoratissimo cratere. I crateri con questa forma servivano per la preparazione del vino, che poi veniva gustato in coppe che si chiama kylix. Ci sono delle fonti che ci parlano di questi banchetti o simposi. Lo stesso Omero racconta come veniva preparato il vino, e ci da un’idea dei gaudenti Etruschi: quando i commensali erano abbastanza brilli, il vino serviva anche per il gioco di società detto kottabos. Il gioco consisteva nel fare roteare la kylix sul dito e colpire col vino contenuto nella coppa la persona che si preferiva  e chi veniva colpito diventava il compagno (sessuale) per il resto della serata. Se uno era abbastanza bravo, e sobrio, centrava chiaramente la persona che gradiva di più, ed era fatta! Una specie del più popolare gioco della bottiglia. Tutto questo era segno di spensieratezza e leggerezza del modo di vivere etrusco, grazie ai commerci favorevoli che permettevano un alto tenore di vita.

A proposito di ricchezza, vi piacciono i gioielli? Io e Valentino entriamo nella Sala degli Ori. Gli ori trovati nelle tombe di Spina, naturalmente, sono esposti come in una gioielleria (e in effetti la consulenza per l’allestimento della sala è di Bulgari). Oltre all’oro, un altro simbolo di ricchezza, mista a devozione e attaccamento alle proprie tradizioni, era l’ambra. Allora si diceva che i pezzi di preziosa ambra fossero le lacrime delle sorelle di Fetonte caduto nell’Eridano, cioè nel Po. Tutto questo faceva pensare che l’ambra venisse dal Po, ma è impossibile. Sappiamo benissimo che nel Po non si può trovare ambra. La zona del Po, e Spina in particolare, semmai era il terminale di una trafila commerciale, come una specie di fine della “via della seta” per l’ambra. Arrivava qui dal Baltico, passando probabilmente per le vie fluviali del centro-Europa, e i Greci potevano comprarla, interrogandosi sulle sue origini. I Padani naturalmente inbrogliavano e dicevano che veniva da lì, dal Po, ma era il frutto del viaggio dell’ambra del Baltico fino alle foci del Po e ci dimostra i grandi spostamenti via acqua, mare e fiume, che si facevano nell’antichità. Il mare unisce, ma anche i fiumi erano le autostrade del tempo.

Syusy Blady

Visita il sito web del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara

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